Molti lettori mi chiedono perché nei miei romanzi i protagonisti abbiano quasi sempre una vita segnata dal dolore, da esperienze difficili, da solitudini profonde. La risposta è semplice: nei personaggi fragili trovo la massima verità dell’essere umano. Non sono eroi invincibili, ma persone reali, con ferite che a volte non guariscono mai.
Credo che sia proprio attraverso le loro crepe che possiamo specchiarci. La fragilità non è debolezza, ma una forma di autenticità. È il coraggio di mostrarsi imperfetti, vulnerabili, eppure capaci di sopravvivere. I miei personaggi nascono così: non per consolare, ma per ricordarci che la forza più grande spesso si nasconde proprio nelle cicatrici.
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