C’è un momento, mentre scrivo, in cui i personaggi smettono di essere inchiostro e diventano carne, ossa, e soprattutto anima. All’inizio sono solo nomi su un taccuino, tratti veloci di penna, frammenti di frasi. Poi, poco a poco, iniziano a bussare. Vogliono essere ascoltati. Vogliono vivere.
Martina, la protagonista di Del sangue non mi importa, è nata così: un giorno ha cominciato a parlarmi con una voce così limpida e dolorosa che ho capito di doverla seguire, ovunque mi avrebbe portato. Lo stesso è accaduto con Nina, in L’odore della felicità, che è arrivata nella mia testa con occhi stanchi e una domanda che non smettevo di sentire: “Vale la pena vivere, anche quando non c’è più luce?”.
Quando i personaggi diventano famiglia, non se ne vanno. Restano, anche dopo aver scritto la parola “fine”. Ed è per questo che, quando leggete le loro storie, non state solo incontrando finzione: state conoscendo pezzi di vita che hanno abitato anche la mia.
📌 Se vuoi incontrare Martina e Nina, puoi leggere i miei romanzi Del sangue non mi importa e L’odore della felicità qui.
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