Dietro le parole: un'intervista che svela chi sono



Figura femminile di spalle davanti a una finestra


Ogni libro porta con sé una parte di chi lo scrive, ma ci sono cose che restano nascoste tra le righe. Per questo le interviste hanno un valore speciale: permettono di andare oltre la storia, di dare voce alle domande che spesso i lettori si pongono, di mostrare la persona dietro le parole.

Ho avuto la gioia di essere intervistata dal blog Passione Lettura, che con sensibilità e attenzione mi ha accompagnata in un dialogo intimo e profondo.
Abbiamo parlato di L’odore della felicità, della mia protagonista Nina e del suo difficile percorso, ma anche del mio modo di intendere la scrittura, dei momenti in cui è stata rifugio e di quelli in cui si è trasformata in forza per affrontare il dolore.

Uno sguardo più vicino

In questa intervista troverai non solo riflessioni sul romanzo, ma anche frammenti del mio vissuto e delle motivazioni che mi spingono a raccontare storie di fragilità e rinascita.
È un invito a guardare oltre la pagina, a scoprire chi sono davvero e perché continuo a credere che la letteratura possa toccare corde universali.

Con gratitudine

Ringrazio di cuore Passione Lettura per avermi dato l’occasione di raccontarmi con sincerità, e ringrazio te, lettore, per ogni volta che scegli di fermarti a leggere, a riflettere, a condividere. Senza di te, le parole resterebbero sospese.


L'intervista di Passione lettura

Come nostro solito fare, mi piacerebbe che tu ci parlassi un po’ di te, Simonetta.

Non amo molto parlare di me, preferisco farmi conoscere attraverso i personaggi e le storie che racconto. Ad ogni modo mi definisco una persona piuttosto riflessiva, forse anche troppo e nutro un profondo amore per la natura e le discipline orientali.

“L’odore della felicità” è il tuo primo romanzo. La storia è particolarmente dura e cruda nella sua realtà. Come nasce questa tua opera?

Nasce da una necessità e dal piacere che provo nel raccontare, dell’universo umano, il lato più cupo, in ombra. Credo sia normale, per chi scrive, cercare l’origine, l’aspetto non pienamente visibile di una persona o di una storia.

Raccontaci la trama del tuo romanzo.

“L’odore della felicità” è sostanzialmente una confessione. La protagonista, Nina, ripercorre le tappe della propria esistenza attraverso una lettera dedicata alla madre; una donna fragile, vittima dell’alcool, inadempiente sotto molti aspetti, ma verso la quale Nina nutre da sempre un sentimento viscerale. Della sua vita rivelerà ogni momento drammatico: la violenza subita da adolescente, l’illusione d’amore per un uomo, la maternità negata. L’odore della felicità è anche la storia di una morte, quella della madre e di una colpa che accompagnerà la protagonista fino alla fine.

Nina, Ornella, Cristian, Sara e tutti i personaggi del romanzo sono descritti con grande abilità e diventano, nel bene o nel male, straordinari compagni di viaggio. Cosa ti ha ispirato nel crearli?

Scrivere è un po’ come sognare. I personaggi di questo libro sono come i personaggi dei sogni, provengono da frammenti di vita quotidiana, brandelli di vissuto che poi assemblo, modifico, adatto al contesto e alla storia che voglio raccontare.

Che impatto ha avuto, su te scrittrice, realizzare un’opera simile, così dura e senz’altro faticosa da realizzare?

Ho voluto raccontare una realtà difficile, ma in questo libro c’è anche l’amore, forse l’essenza più alta dell’amore, quello che lega una madre alla propria figlia e viceversa. Per quanto riguarda gli uomini, sicuramente non ne escono bene, ma rappresentano una parte di realtà contemporanea che, purtroppo, qualche volta, abbiamo anche sperimentato.

E quale è stato invece, ai tuoi occhi, l’impatto che il libro ha avuto sui tuoi lettori?

Viviamo momenti di grandi difficoltà, sotto molti punti di vista. La gente ha voglia di sognare e la lettura di un libro può rivelarsi un ottimo strumento di evasione. Nel mio romanzo non c’è spazio per i sogni. Il lettore si trova scaraventato in un’esistenza profondamente cupa e dolorosa. Penso che questo libro possa regalare intensità. Credo e spero di aver avuto questo tipo di impatto sui miei lettori.

La recensione di Piera Rossotti Pogliano afferma che il tuo romanzo “è capace di regalare al lettore più esigente e attento momenti di autentico piacere per la bellezza della scrittura, per i personaggi non descritti, eppure vividamente visualizzabili, e per l’abilità nell’uso di foreshadowing e metafore…”. Queste affermazioni sono difficilmente contestabili e per questo viene naturale chiederti: come hai affinato questo tuo talento? E ancora, come ti sei avvicinata alla letteratura? 

Come tutti sanno è necessario leggere molto prima di avventurarsi nella stesura di un libro. La passione per la lettura mi è stata di grande aiuto. Scrivere è un mestiere, affascinante e bellissimo, che sto cercando di imparare con impegno e umiltà. Mi sono avvicinata alla scrittura da ragazzina, inizialmente dedicandomi alla poesia. Scrivere è per me un’esperienza di splendida solitudine. L’emozione che provo quando riesco a creare l’immagine di un personaggio, a delineare i contorni di una storia è un momento magnifico, difficile da descrivere, un brivido che spero sempre possa essere trasferito anche a chi legge.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Continuerai a narrare nuove storie?

Certo, mi auguro di poter continuare a scrivere storie e che questa attitudine possa perdurare nel tempo. Spero soprattutto che non si esaurisca l’idea, la capacità di raccontare. 

A cura di Alessandro Collu