INTERVISTA: PASSIONE LETTURA
- Come nostro solito fare, mi piacerebbe che tu ci parlassi un po’ di te, Simonetta.
Non amo molto parlare di me, preferisco farmi conoscere attraverso i personaggi e le storie che racconto. Ad ogni modo mi definisco una persona piuttosto riflessiva, forse anche troppo e nutro un profondo amore per la natura e le discipline orientali.
- “L’odore della felicità” è il tuo primo romanzo. La storia è particolarmente dura e cruda nella sua realtà. Come nasce questa tua opera?
Nasce da una necessità e dal piacere che provo nel raccontare, dell’universo umano, il lato più cupo, in ombra. Credo sia normale, per chi scrive, cercare l’origine, l’aspetto non pienamente visibile di una persona o di una storia.
- Raccontaci la trama del tuo romanzo.
“L’odore della felicità” è sostanzialmente una confessione. La protagonista, Nina, ripercorre le tappe della propria esistenza attraverso una lettera dedicata alla madre; una donna fragile, vittima dell’alcool, inadempiente sotto molti aspetti, ma verso la quale Nina nutre da sempre un sentimento viscerale. Della sua vita rivelerà ogni momento drammatico: la violenza subita da adolescente, l’illusione d’amore per un uomo, la maternità negata. L’odore della felicità è anche la storia di una morte, quella della madre e di una colpa che accompagnerà la protagonista fino alla fine.
- Nina, Ornella, Cristian, Sara e tutti i personaggi del romanzo sono descritti con grande abilità e diventano, nel bene o nel male, straordinari compagni di viaggio. Cosa ti ha ispirato nel crearli?
Scrivere è un po’ come sognare. I personaggi di questo libro sono come i personaggi dei sogni, provengono da frammenti di vita quotidiana, brandelli di vissuto che poi assemblo, modifico, adatto al contesto e alla storia che voglio raccontare.
- Che impatto ha avuto, su te scrittrice, realizzare un’opera simile, così dura e senz’altro faticosa da realizzare?
Ho voluto raccontare una realtà difficile, ma in questo libro c’è anche l’amore, forse l’essenza più alta dell’amore, quello che lega una madre alla propria figlia e viceversa. Per quanto riguarda gli uomini, sicuramente non ne escono bene, ma rappresentano una parte di realtà contemporanea che, purtroppo, qualche volta, abbiamo anche sperimentato.
- E quale è stato invece, ai tuoi occhi, l’impatto che il libro ha avuto sui tuoi lettori?
Viviamo momenti di grandi difficoltà, sotto molti punti di vista. La gente ha voglia di sognare e la lettura di un libro può rivelarsi un ottimo strumento di evasione. Nel mio romanzo non c’è spazio per i sogni. Il lettore si trova scaraventato in un’esistenza profondamente cupa e dolorosa. Penso che questo libro possa regalare intensità. Credo e spero di aver avuto questo tipo di impatto sui miei lettori.
- La recensione di Piera Rossotti Pogliano afferma che il tuo romanzo “è capace di regalare al lettore più esigente e attento momenti di autentico piacere per la bellezza della scrittura, per i personaggi non descritti, eppure vividamente visualizzabili, e per l’abilità nell’uso di foreshadowing e metafore…”. Queste affermazioni sono difficilmente contestabili e per questo viene naturale chiederti: come hai affinato questo tuo talento? E ancora, come ti sei avvicinata alla letteratura?
Come tutti sanno è necessario leggere molto prima di avventurarsi nella stesura di un libro. La passione per la lettura mi è stata di grande aiuto. Scrivere è un mestiere, affascinante e bellissimo, che sto cercando di imparare con impegno e umiltà. Mi sono avvicinata alla scrittura da ragazzina, inizialmente dedicandomi alla poesia. Scrivere è per me un’esperienza di splendida solitudine. L’emozione che provo quando riesco a creare l’immagine di un personaggio, a delineare i contorni di una storia è un momento magnifico, difficile da descrivere, un brivido che spero sempre possa essere trasferito anche a chi legge.
- Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Continuerai a narrare nuove storie?
Certo, mi auguro di poter continuare a scrivere storie e che questa attitudine possa perdurare nel tempo. Spero soprattutto che non si esaurisca l’idea, la capacità di raccontare.
A cura di Alessandro Collu
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